Herman, Sara, Lucas, Elena, Charles P., Il Catalogatore, il bibliotecario, sono solo alcuni dei personaggi presenti nel mio prossimo romanzo “Le cose sbagliate”.
Quando qualcuno viene a sapere che stai scrivendo una storia la prima cosa che ti chiede è: “Di che parla il tuo libro?”
Una domanda che mi trova impreparato per “costituzione”, intendo dire che proprio per come io sono fatto nella vita di tutti i giorni, procedere ad una sintesi dei pensieri e delle immagini presenti in una storia mi riesce complicato.
Se proprio dovessi inventarmi una frase che possa dare un senso e un indizio su ciò che “Le cose sbagliate” è e prova a raccontare, direi che si tratta di una storia che invita tutti ad essere se stessi fino in fondo, al punto da prendere in considerazione l’ipotesi di diventare qualcun altro.
Forse non è il massimo come sinossi di un romanzo ma è il punto di vista che mi sto facendo intorno a quello che scrivo. Perché scrivere una storia non è come pensarla. L’evidenza delle parole mette in controluce anche le intenzioni che pensavi di essere riuscito a far venir fuori esplicitamente e che, invece, si sono trasformate, senza chiedere il permesso, in qualcosa di diverso, se non proprio di opposto.
Tutta la gente che affolla “Le cose sbagliate” sembra avere degli obiettivi, ma averli non vuol dire automaticamente raggiungerli. Ciò che questi personaggi possono fare è intraprendere una strada, percorrerla e capire se è quella giusta o sbagliata non prima di essere arrivati alla fine.
Una volta lì, potranno provare anche a cambiare.
Su Pinterest, continuano le anteprime di piccoli brani del romanzo con immagini che, ognuna per motivi diversi, rientra nel contesto emotivo se non narrativo della storia raccontata.
La foto presente in questa pagina sul board Le Cose Sbagliate on Pinterest, accompagna questo piccolo brano che riporto di seguito:
“Ognuno ha delle cose, delle persone, degli oggetti, che lo tengono legato al mondo, che gli evitano di volare via come un palloncino. Sono dei pesi che aiutano. Non per tutti però vanno bene lo stesso tipo di pesi, di persone, di oggetti. Ci sono cose che esistono per noi, unicamente per noi, per tenerci qui, e altre che tocchiamo, incontriamo e lasciamo perché esistono per gli altri.”