Cosa c’è dietro il tonfo in Borsa dei Social

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Giorni neri per i social più in vista almeno in borsa. Per Facebook e Twitter la settimana che si chiude è stata una delle più sconvolgenti a livello azionario, con un segno meno bello grosso piazzato davanti ai propri dati.

Le piattaforme social, reduci da crolli memorabili sui listini (fino al 20%), hanno dato la colpa delle gigantesche perdite di borsa all’Unione Europea e al nuovo decreto sulla privacy, ma appare difficile mascherare dietro questa affermazione ciò che realmente il mercato pensa del loro stato di salute.

Il mercato dubita che la monetizzazione degli utenti per via pubblicitaria sul social di Zuckerberg possa aumentare ancora molto. Il valore della pubblicità su Facebook dipende dal tempo e dall’attenzione che gli utenti dedicano al social network e il tempo e l’attenzione non aumentano più come prima, senza contare che la credibilità e la rilevanza tendono a peggiorare.

Facebook non è riuscita a diventare un marketplace, non è riuscita a concretizzare i progetti di creazione di monete virtuali per gli scambi all’interno del social network, non ha servizi a pagamento significativi. A scatenare il panico tra gli investitori non sono stati tanto i dati finanziari, ma quelli sul cosiddetto engagement: la capacità di attrarre e conservare iscritti. Facebook ha sofferto un calo di un milione di utenti unici mensili al mese in Europa, Twitter ha perso un altro milione di iscritti nell’arco di un trimestre.

Il valore di Borsa di Facebook, che attualmente è di circa tre dollari per cliente, dipende dalla crescita degli utenti, per cui se gli utenti non crescono il tutto entra in corto circuito. In questa situazione, ci sarebbe bisogno di un modello di business molto diverso da quello che oggi non convince fino in fondo gli investitori. E il futuro non sembra privo di nubi visto che anche la crescita del marchio tramite nuove acquisizioni rischia di bloccarsi, l’antitrust ha già contestato la procedura messa in atto da Facebook nel caso dell’acquisizione di Whatsapp.

Una cosa è certa, per riprendere a crescere a Zuck questa volta sembra proprio che toccherà inventarsi qualcosa di molto più concreto e gli toccherà farlo in prima persona, dalla sua ha la possibilità di controbilanciare i dati negativi di Facebook con quelli estremamente positivi di Instagram, ma questo potrà servirgli al massimo per prendere tempo non per nascondere la polvere sotto il tappeto.

 

 

 

 

Pubblicato da Carmine Aceto

Editoria - Management culturale - Pubbliche Relazioni e comunicazione

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